Riflessioni sul referendum Biodistretto Trentino

Il prossimo 26 settembre gli elettori trentini andranno alle urne per un referendum propositivo, il primo in assoluto da quando questo particolare tipo di consultazione è stato istituito (Legge provinciale 5 marzo 2003, n. 3). Oggetto del referendum sarà la “qualificazione come distretto biologico del territorio agricolo della Provincia di Trento” ed è stato richiesto da quasi 14.000 elettori trentini per contrastare una tendenza negativa nella nostra provincia, che è ai primi posti in Italia per consumo di pesticidi per ettaro di SAU (Superficie Agricola Utilizzata), con un trend in crescita negli ultimi anni, e al penultimo posto per la SAU coltivata con metodo biologico.

Il quesito che verrà posto agli elettori:
“Volete che, al fine di tutelare la salute, l’ambiente e la biodiversità, la Provincia Autonoma di Trento disciplini l’istituzione su tutto il territorio agricolo provinciale di un distretto biologico, adottando iniziative legislative e provvedimenti amministrativi – nel rispetto delle competenze nazionali ed europee – finalizzati a promuovere la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la preparazione alimentare e agroindustriale dei prodotti agricoli prevalentemente con i metodi biologici, ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 228/2001, e compatibilmente con i distretti biologici esistenti?”

Perché un referendum? Perché molti cittadini e consumatori si sono accorti che in un contesto dove la domanda di cibi biologici e l’attenzione al rispetto per l’ambiente è in forte crescita, l’offerta fatica a seguire la domanda. Nel 2016, dati ISTAT, la SAU coltivata a biologico in Trentino era il 5,4% del totale, la seconda peggiore in Italia, dove la media era del 16,8% con punte fino al 36% in una regione del Sud. Si rileva che nella nostra provincia, dove la gran parte delle mense scolastiche serve prodotti BIO (grazie anche alla Legge provinciale 3 novembre 2009, n. 13), questi vengono prevalentemente reperiti in altri territori, mele comprese. Un altro problema molto sentito dai cittadini è quello dei trattamenti con prodotti fitosanitari nelle coltivazioni che, a causa della conformazione geografica del territorio, sono spesso vicine alle abitazioni ed ai luoghi sensibili, come asili e scuole.

Perché questo quesito? Per contrastare questa tendenza si poteva proporre il divieto totale dell’utilizzo di pesticidi di sintesi, come è successo di recente nella vicina Svizzera, o nel piccolo Comune di Malles (BZ), oppure chiedere forti limitazioni al loro uso, come in Italia nel 1990, quando purtroppo non si è raggiunto il quorum ed il referendum è fallito.

Il nostro comitato promotore ha scelto invece un’altra strada, non quella dei divieti, ma quella degli obiettivi chiari e degli incentivi per raggiungerli. Chiediamo che si punti al 50% di SAU coltivata a biologico, e la vittoria dei Sì imporrà questo vincolo al legislatore, che dovrà anche stabilire modi e tempi per raggiungerlo, creando un percorso partecipato, sicuramente aperto ai produttori.
Su come raggiungere questo ambizioso obiettivo abbiamo le idee chiare:
– incentivare chi sceglie pratiche agricole e di allevamento sostenibili per l’ambiente (agroecologia, biologico, biodinamico);
– incentivare le filiere corte, favorendo il consumo di prodotti bio locali nelle mense pubbliche, ma anche nei ristoranti, negli alberghi, nei B&B e nei rifugi di montagna;
– favorire il turismo dolce e rispettoso dell’ambiente.
Le nostre due parole chiave sono biodiversità e sostenibilità e ci auguriamo di trovarle anche nella legge che la Provincia Autonoma di Trento dovrà promulgare entro tre mesi dalla vittoria dei Sì.

Perché non siamo ancora tranquilli? Nonostante le nostre buone e chiare intenzioni, siamo visti con diffidenza dalle associazioni di coltivatori, che non siamo riusciti a rassicurare, e da gran parte dei partiti politici, che non prendendo una posizione chiara rischiano di incentivare l’astensionismo.
Noi stiamo cercando di realizzare una informazione capillare, organizzando eventi, dibattiti e distribuendo volantini, ma temiamo ancora che la scarsa conoscenza del quesito e la paura di cambiare possano rendere vano il nostro lavoro.
Chiediamo ai Trentini un grande sforzo: quello di andare a votare pensando al futuro, alle prossime generazioni a cui vorremmo lasciare in eredità anche un po’ di felicità e non solo problemi di sempre più difficile risoluzione.

Per saperne di più visita il sito del Biodistretto Trentino!